Gabriel Jesus è il primo colpo grosso per Mikel Arteta: come lo gestirà?
Va detto che fino a qui, in quanto ad attaccanti, il manager ne ha azzeccate poche.
Con Pierre-Emerick Aubameyang sembrava essere nato un rapporto fantastico, poi abbiamo visto com’è andata a finire; la testardaggine, quasi malsana, dello spagnolo nel continuare a schierare titolare un Alexandre Lacazette ai limiti della presentabilità ci è costata qualche punto che, col senno di poi, ci avrebbe magari garantito l’accesso alla Champions League e la divergenza tra le parole al miele che Mikel Arteta ha sempre rivolto a Eddie Nketiah e i minuti che gli ha concesso rasentavano il bipolarismo.
Insomma, tra Mikel Arteta e gli attaccanti dell’Arsenal non è mai stato semplice.
L’arrivo di Gabriel Jesus, in questo senso, rappresenta un momento spartiacque per il manager spagnolo perché il brasiliano è il primo, vero attaccante fortemente voluto e cercato, il primo per il quale il club ha deciso di effettuare un investimento importante e il primo per il quale l’ex assistente di Guardiola si è esposto in prima persona.
Gabriel Jesus è l’equivalente di Aaron Ramsdale, Takehiro Tomiyasu, Ben White e Martin Ødegaard, ovvero un giocatore scelto per ricoprire un ruolo ben preciso in un canovaccio tattico chiaro. A differenza di Alexandre Lacazette e Pierre-Emerick Aubameyang, ereditati dalla gestione precedente e adattati alla bell’è meglio ai dettami tattici, Gabriel Jesus è una prima scelta e quindi le aspettative saranno altissime. Il brasiliano verrà giudicato in maniera spietata, sia da noi tifosi che dagli addetti ai lavori, perché è stato designato come l’elemento in grado di chiudere il cerchio, l’attaccante che trasforma la squadra in una compagine da quarto posto (o meglio).
Per un attacco anemico come quello dell’Arsenal delle ultime tre stagioni, che ha segnato rispettivamente 61, 55 e 56 gol in campionato, è imperativo trovare il modo di segnare di più e più spesso, da una parte per risparmiare energie in partite sulla carta semplici e dall’altra per recuperare uno svantaggio, cosa che la passata stagione siamo riusciti a fare una sola volta.
Grazie a Gabriel Jesus, Mikel Arteta dovrà dimostrare che la sua squadra sa creare occasioni con continuità e sfruttarle a dovere, per quanto la finalizzazione del brasiliano a volte lasci a desiderare. L’ex giocatore di Palmeiras e Manchester City non ha mai segnato più di 14 gol a campionato e difficilmente diventerà un attaccante da 25 gol in Premier League ma, anche così, potrebbe fare una differenza enorme per le sorti della squadra.
La squadra, nella stagione appena terminata, si è aggrappata a Bukayo Saka (11 gol), Emile Smith Rowe (10) e in parte a Martin Ødegaard (7) e Gabriel Martinelli (6), quindi Gabriel Jesus dovrà fare in modo di aiutare i compagni a segnare quanto (e più) di prima, aggiungendo però quei gol che Pierre-Emerick Aubameyang (4), Alexandre Lacazette (4) e parzialmente Eddie Nketiah (5) hanno fatto mancare.
Ho pochi dubbi circa le probabilità che Gabriel Martinelli segni molto di più la prossima stagione, così come quelle che Bukayo Saka replichi i numeri del campionato passato e penso che la probabile fascia di capitano farà molto bene a Martin Ødegaard, come fece ai tempi per un giovanissimo Cesc Fàbregas, ma temo sarà molto più complicato andare in doppia cifra per Emile Smith Rowe, soprattutto se a livello fisico non troverà una certa continuità.
Affinché la squadra possa dire di aver fatto un salto di qualità, Mikel Arteta dovrà fare in modo che Gabriel Jesus, Bukayo Saka, Gabriel Martinelli e Martin Ødegaard superino comodamente la doppia cifra e che dietro Emile Smith Rowe, Eddie Nketiah, Fábio Vieira e chiunque arriverà a prendere il posto di Nicolas Pépé facciano la loro parte, anche senza strafare – e in tutto ciò il ruolo di Gabriel Jesus sarà fondamentale.
Per superare i 61 gol dell’anno scorso e avvicinarsi almeno ai 76 del Chelsea manca un giocatore capace di creare per i compagni E concludere, cosa che per svariati motivi nessun attaccante fino a qui ha saputo fare.
La buona notizia è che Gabriel Jesus ha il tocco di palla di Alexandre Lacazette, l’aggressività senza palla di Eddie Nketiah e la capacità di smarcarsi di Pierre-Emerick Aubameyang, anche se con il gabonese convidide anche la poco invidiabile tendenza ad aver bisogno di svariate palle gol, prima di capitalizzare.
A patto, ovviamente, di metterlo nelle condizioni giuste e saperlo gestire al meglio.