Amore & Odio

Il titolo è ispirato da una canzone della Banda Bassotti, gruppo punk-rock romano, ma la musica qui non c’entra.
Qui si parla di Old Trafford e di uno stadio che, come nessun altro, provoca in me emozioni forti e contrastanti.

La rivalità di fine millennio tra l’Arsenal di Arsène Wenger e il Manchester United di sir Alex Ferguson è stato il punto culminante della storia della neonata Premier League (non me ne voglia la mia amica Ada) e ad oggi è la rivalità più accesa che questa competizione abbia mai visto, quindi le partite ad Old Trafford non sono mai state banali.

Per anni, anche per via della mediocrità imbarazzante dei cugini, Arsenal v Manchester United è stata la partita che cercavo per prima sul calendario, ancora prima del North London Derby appunto. La trasferta a Old Trafford era l’ostacolo più grande verso il titolo e la partita più temuta della stagione.

Oggi, alla vigilia di un duello che non ha nemmeno il lontano sentore di quel che è stato (e che sperò ritornerà…), voglio ricordare alcuni dei momenti più alti e più bassi vissuti ad Old Trafford, iniziando da quello che probabilmente è il miglior ricordo di tutti.

Manchester United 0-1 Arsenal, 8 maggio 2002

WILTOOOOOOOOOOOOOORD!
Nono voglio suonare blasfemo ma questa vittoria è sorprendentemente vicina a quella famosa notte ad Anfield nel 1989, perché non capita tutti i giorni di vincere il campionato ad Old Trafford e non c’è sensazione migliore che farlo sotto gli occhi di Ferguson, Keane, Giggs e Scholes.

Nonostante l’assenza di Thierry Henry, nonostante la pressione di essere sul punto di diventare il primo club a completare un’intera stagione senza sconfitte in trasferta in oltre un secolo e nonostante un avversario determinato a rovinare la festa, abbiamo alzato il trofeo ad Old Trafford e zittito lo stadio.

Sarebbe bastato un pareggio, tra l’altro, ma siamo andati a vincere e abbiamo piantato la nostra bandiera là dove il Manchester United aveva festeggiato tre titoli consecutivi, strappandoci di dosso l’etichetta di eterni secondi.

Manchester United 8-2 Arsenal, 28 agosto 2011

Il giorno più umiliante da tifoso dell’Arsenal, la sconfitta che è impossibile dimenticare. Ci sono stati la delusione di Copenhagen, la sconfitta di Parigi contro il Barcellona e il gol improbabile di Nayim ma questo risultato li eclissa tutti.

Otto gol incassati, la tripletta di Rooney, perfino Nani e Young tra i marcatori e una sensazione d’impotenza totale di fronte ad un Manchester United nemmeno particolarmente brillante ma semplicemente spietato. Una sberla che, pensavo, avrebbe spinto Arsène Wenger a presentare le dimissioni – anche solo di facciata – e che invece ha portato ad un deadlineday folle con gli arrivi di Mikel Arteta, Per Mertesacker, André Santos, Parck Chu-Young e Yossi Benayoun.

Ancora oggi sogno una vittoria che possa vendicare un momento così sportivamente tragico perché solo così potrò davvero voltare pagina.

Manchester United 0-0 Arsenal, 21 settembre 2003

La battaglia di Old Trafford, tanto basta per capire di che partita stiamo parlando.

Il rigore fallito da van Nistelrooy ad un minuto dalla fine è solo l’apice di novanta minuti di rara intensità, durante i quali le due squadre hanno commesso ben 31 falli sotto gli occhi di un arbitro sempre più in difficoltà nel tenere a bada i giocatori.

Nonostante l’inferiorità numerica in seguito all’espulsione di Patrick Vieira, un Arsenal molto battagliero stava tenendo bene il campo e contrastando efficacemente la pressione del Manchester United, fino a quando Martin Keown ha spinto Forlán in area di rigore, in quello che sembrava dover essere il momento decisivo della partita.

Il rumore del pallone che colpisce la traversa ce l’ho ancora in mente, così come la faccia di Martin Keown che salta sopra a van Nistelrooy, mentre tutto quel che succede dopo è caos: giocatori che si spintonano, dita puntate in maniera minacciosa, le rispettive panchine che provano a calmare gli animi, la terna arbitrale impotente e Old Trafford che diventa una bolgia.

Mesi più tardi si saprà che quel rigore finito sulla traversa è stato il momento più delicato per gli Invincibles, che finiranno la stagione campioni d’Inghilterra senza perdere nemmeno una partita.

Manchester United 2-0 Arsenal, 24 ottobre 2004

Se quella dell’anno prima era la Battaglia di Old Trafford, questa partita è ricordata con il nome di Battaglia del Buffet o Pizzagate.
Colpa di Cesc Fàbregas, che avrebbe lanciato un trancio di pizza sul bel cappotto nero di sir Alex, causando una mega rissa.

Quella partita, per me, è sinonimo di rabbia e frustrazione davanti ad una belle più grandi ingiustizie sportive che ricordi, anche al di là dell’Arsenal. Nonostante l’intenzione del Manchester United di far male a più giocatori dell’Arsenal possibili fosse evidente fin dal calcio d’inizio, Mike Riley non ha saputo garantire l’integrità della partita e ha permesso ai padroni di casa di effettuare quella che era di fatto una caccia all’uomo su José Antonio Reyes – uscito poi per un serio infortunio alla caviglia.

La simulazione di Rooney per ottenere un calcio di rigore è stata la ciliegina sulla torta di un pomeriggio preparato nei minimi dettagli per mettere la parola fine sulla striscia d’imbattibilità dell’Arsenal che durava da 49 partite. Gli invincibili doveva essere vinti e ogni modo per riuscirci era lecito, sotto gli occhi di un arbitro incompetente – nella migliore delle ipotesi – o complice.

Con il VAR di oggi, il Manchester United avrebbe finito il primo tempo in nove contro undici perché sia van Nistelrooy (tacchetti sul ginocchio di Ashley Cole) che Phil Neville (piede a martello sulla caviglia di José Antonio Reyes) sarebbero stati espulsi, per non parlare del fallo di Rio Ferdinand su Freddie Ljungberg lanciato a rete, nemmeno fischiato.

Quel giorno l’Arsenal è caduto in una vera e propria imboscata e ancora oggi fatico a credere che non ci fosse un grado di complicità da parte della terna arbitrale. Possiamo anche chiamarla sudditanza psicologica ma il risultato non cambia: chi doveva far rispettare le regole ha chiuso più di un occhio.

Ecco perché Old Trafford è un posto così speciale, nel bene come nel male: la storia moderna dell’Arsenal è passata di lì e lo stadio di Manchester è diventato il crocevia dei momenti più marcanti degli ultimi vent’anni del nostro club.

A domani, Theatre of Dreams.

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