Terremoto a Londra

Ci sono vittorie e vittorie. Ci sono prestazioni e prestazioni.
La vittoria contro il Liverpool racchiude tutto il meglio che si possa immaginare.

Una preparazione tattica illuminata, un’energia ai massimi storici, una sicurezza tecnica quasi mai vista, una forza mentale da squadra navigata e quel pizzico di buona sorte che amalgamano il tutto e finiscono col rendere speciali occasioni come questa.

Dalla scelta di Mikel Arteta di schierare Takehiro Tomiyasu dalla parte di Mohamed Salah alla freddezza di Bukayo Saka dal dischetto, ogni scelta ed ogni momento decisivo della partita hanno girato in favore dei nostri. Ridurre risultato e prestazione della squadra ad una mera questione di margini sarebbe riduttivo, addirittura offensivo nei confronti di un manager semi-esordiente che ha surclassato una delle menti più raffinate di Premier League e di un gruppo di giocatori ancora anagraficamente acerbi e inferiori agli avversari, sotto ogni punto di vista.

La vittoria nel North London Derby ha fatto intravedere tutto il buono che si può associare a questo Arsenal ma la vittoria contro il Liverpool ha spostato l’asticella ad una distanza che, in tutta onestà, non pensavo fosse (già) raggiungibile. Il modo in cui la squadra ha messo a ferro e fuoco la retroguardia dei Reds senza rischiare quasi nulla dietro è stato impressionante e degno delle migliori squadre d’Europa, non solo d’Inghilterra. Al sentimento di onnipotenza offensiva si è unito quello di solidità difensiva, come raramente prima d’ora mi era capitato di osservare; forse solo il grande Arsenal di Arsène Wenger, quello dei double 1997/98 e 2001/02, aveva un equilibrio altrettanto perfetto tra attacco e difesa, fantasia e pragmatismo, anarchia e struttura.

Partite come queste in genere fanno da spartiacque per il destino di una squadra perché fanno scattare una scintilla supplementare, quella indispensabile per alimentare una consapevolezza profonda, più forte dei risultati stessi o della pressione. Ho la forte impressione che, tra qualche tempo, questa vittoria verrà ricordata come il momento in cui le gerarchie in Premier League sono cambiate, in cui una forza in ascesa ha preso definitivamente il sopravvento su una superpotenza in declino.

L’Arsenal di Arteta ha battuto il Liverpool di Klopp e lo ha fatto giocando quel calcio feroce, spietato, infallibile che spesso è stato il marchio di fabbrica dei Reds e grazie al quale Klopp e i suoi hanno messo in croce i Gunners. Qualcosa è cambiato, qualcosa di profondo.

Si sente ancora la terra tremare sotto l’Emirates Stadium.

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