Per Un Voto

Un voto. Un piccolo, misero voto. Uno di quelli finiti a Morgan, Rodman o Bronze, ad esempio.
164 voti per Alexia Putellas del Barcellona, 163 per la nostra Beffi.

Era dai tempi di Thierry Henry, un altro che il Pallone d’Oro l’avrebbe dovuto alzare (in faccia a Pavel Nedved), che un Gunner non andava così vicino a quello che, volenti o nolenti, è ancora considerato come il premio individuale più prestigioso del mondo del calcio europeo.

Beth Mead ha fatto tutto ciò che era umanamente possibile per portare a casa il Pallone d’Oro ma non è bastato.

La grafica preparata dal Media Team dell’Arsenal riassume perfettamente l’annata che ha vissuto la nostra calciatrice, capace di contribuire con 33 tra gol e assist in 40 partite disputate e soprattutto protagonista assoluta dell’Europeo dell’estate scorsa, vinto dall’Inghilterra proprio grazie ai 6 gol e 5 assist mandati a referto da Beffi, non a caso eletta giocatrice del torneo.

Miglior giocatrice, miglior realizzatrice, miglior assist-women. Che fare di più?

Ha vinto Alexia Putellas, che con il Barcellona ha vinto campionato, supercoppa e coppa di Spagna segnando 18 gol, che ha sfiorato la Champions League e che non ha disputato l’Europeo a causa di un infortunio. Il valore del capitano del Barcellona non si discute ma l’amaro in bocca resta, dato che il campionato spagnolo è tra i meno competitivi d’Europa e che la giocatrice, come detto, ha dovuto suo malgrado rinunciare all’Europeo.

Forse Beth Mead ha perso perché l’Arsenal non ha vinto il campionato, sfuggito per un misero punto. Forse Beth Mead ha pagato carissimo quel punto ed è stato ingiustamente punita nonostante una stagione fenomenale dall’inizo alla fine, di quelle che di solito portano in dote il Pallone d’Oro. È difficile, oggi, scacciare l’idea che il Pallone d’Oro femminile resti un premio assegnato alla reputazione della giocatrice in questione, più che alle prestazioni, e che si avvicini più ad un concorso di popolarità che ad una valutazione puramente calcistica.

Peccato, perché la crescita esponenziale del calcio femminile merita di essere raccontata da giornalisti competenti e davvero investiti, non da persone che osservano con un occhio distratto e si accontentano di scorrere i nomi fino a trovarne uno che suona loro anche solo vagamente familiare. Il tempo aggiusterà sicuramente le cose, però Beth Mead potrebbe aver appena perso la miglior occasione possibile per iscrivere il proprio nome nei libri di storia e questo, francamente, è difficile da digerire.

La buona notizia, per noi, è che una Beffi arrabbiata diventa spesso incontenibile…

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