Cottura Lunga

Eccoci qua, davanti all’evidenza di una squadra e un manager cotti.
Era impensabile continuare a certi ritmi, a certi livelli, fino alla pausa.

La sconfitta di ieri sera non sposta molto a livello di qualificazione ma lascia la netta impressione che la squadra, mentalmente ancor prima che fisicamente, sia in riserva. Tante scelte sbagliate, tante giocate improbabili a discapito dell’opzione più semplice e soprattutto la sensazione che esista una spaccatura netta tra la squadra titolare e quella di riserva.

D’altronde, come potrebbe essere altrimenti quando esiste un divario così ampio tra chi gioca sempre e chi invece si deve accontentare delle briciole? Sono ben otto i giocatori ad aver disputato ogni partita di Premier League da titolari e la media dei minuti passati in campo è di 85 su 90, che equivale a dire che hanno giocato sempre. Se da una parte è naturale che il manager provi a mandare in campo quella che a suo parere è la miglior formazione possibile, dall’altra questo immarcescibilità porta tutti gli altri ad arrugginirsi in panchina e dover aspettare l’Europa League per rimettersi in moto.

Inoltre, c’è una bella differenza tra l’utilizzo dei giocatori in Premier League e in Europa League: se, come abbiamo visto, in Premier League giocano sempre e solo gli stessi, in Europa League le cose cambiano drasticamente. Dei titolari di coppa, infatti, solo Matt Turner, Rob Holding e Eddie Nketiah sono intoccabili mentre gli altri giocano in media un’ora abbondante e non gli ottantacinque minuti dei titolari in campionato.

Perché questa disparità di trattamento?
Il nocciolo della questione è tutto qui e temo che la risposta non sia così semplice.

Che la rosa sia stata rinforzata e migliorata rispetto alla scorsa stagione è indubbio, tuttavia Mikel Arteta sembra ugualmente restio ad utilizzarla appieno, preferendo appoggiarsi sui suoi fedelissimi. Thomas Partey non si tocca, Granit Xhaka non si tocca, Gabriel non si tocca e così via, fino a quelli che oggi sono gli unici ruoli nei quali si ruota un pochino di più: i due terzini, il trequartista e il centravanti.

Marquinhos, Eddie Nketiah e Rob Holding devono ancora giocare una misera partita da titolari in Premier League; Albert Sambi Lokonga e Fábio Vieira, quando non sono partiti titolari (due e una volta, rispettivamente), giocano in media dieci minuti a partita e tutti gli altri entrano ed escono dall’XI di partenza, principalmente in seguito ad infortuni. A questo punto mi viene da pensare che Mikel Arteta non reputi le sue seconde linee abbastanza affidabili da utilizzarle con costanza, come arma tattica o strategica anche in una competizione di primissimo piano come la Premier League.

In parole povere, le riserve sono riserve. Punto.

Date alcune prestazioni recenti, è sempre più difficile dare torto a Mikel Arteta quando centellina l’impiego di alcuni giocatori ma stiamo pagando un prezzo sempre più alto a causa della spremitura a freddo dei nostri giocatori migliori, quindi nemmeno il manager spagnolo è esente da colpe. Se la situazione è tale da impedire a Mikel Arteta di attingere a piene mani dalla rosa a disposizione, allora dovremmo vedere una certa attività da parte del club durante la sosta per i Mondiali e la susseguente finestra di mercato, altrimenti vorrebbe dire rinunciare ad uno degli obiettivi stagionali perché la rosa non sarebbe attrezzata a sufficienza per competere sia in Premier League che in Europa League.

Mancano una mezza dozzina di partite prima della sosta, a cominciare da una difficile sfida interna contro un Nottingham Forest che ha appena battuto il Liverpool per passare poi dalla sfida decisiva di Europa League contro lo Zurigo, la trasferta a Stamford Bridge e gli incontri con Brighton e Wolverhampton.

Non possiamo permetterci il lusso di giocare solo un tempo o un’ora, pena altri risultati negativi, quindi Mikel Arteta dovrà trovare il modo di rinvigorire i suoi uomini e restituire serenità mentale ad una squadra che sta perdendo lucidità. Che sia attraverso un impiego più variegato delle forze a disposizione o con qualche aggiustamento tattico, è evidente che qualcosa deve cambiare prima che la nostra parabola ascendente prenda la direzione opposta.

Siamo cotti, ancora un po’ e diventiamo stracotti.

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