Abbiate Fede

Son tempi duri per Gabriel Jesus.
Il brasiliano, a secco da sei partite, è finito nel mirino dei critici nelle ultime settimane.

In sé, le sue prestazioni non sono così male ma le tante occasioni da gol sprecate negli ultimi tempi iniziano a pesare sempre di più nella valutazione del suo contributo, a volte in maniera sproporzionata. Se al St. Mary’s Stadium le due occasioni buttate al vento hanno avuto un peso specifico ben preciso, in altre occasioni i suoi gol mancati non hanno influito sul risultato finale.

Contro il Nottingham Forest, domenica scorsa, Gabriel Jesus avrebbe meritato di finire sul tabellino dei marcatori perché la sua prestazione è stata talmente positiva da meritare un lieto fine, tuttavia il piedone di Henderson e un po’ di precipitazione lo hanno costretto ad andare di nuovo in bianco.
Autore di due assist e della giocata che ha dato il là al primo gol di Reiss Nelson, l’ex attaccante di Palmeiras e Manchester City ha avuto un’influenza determinante sulla bella vittoria dei Gunners, senza dimenticare il suo apporto in costruzione e in copertura, cosa alla quale siamo ormai abituati e che magari diamo per scontata ma che scontata non è.

E se Gabriel Jesus facesse TROPPO nella metà campo sbagliata?

Date le energie e la determinazione che ci mette ogni volta che bisogna pressare un avversario, è lecito chiedersi se il brasiliano si spenda troppo in fase difensiva a discapito della suo apporto offensivo. Come ha dichiarato Guardiola non troppo tempo fa, “se lo mandi in campo per cinque minuti, Gabriel Jesus ti darà i miglior cinque minuti della sua vita” ma ciò ovviamente ha un prezzo, in termini di freschezza e lucidità sotto porta. Se ogni allungo, ogni contrasto, ogni ripiegamento sono fatti ad intensità massima, poi è inevitabile pagare un prezzo altissimo quando bisogna concludere a rete, magari sotto la pressione di un paio di avversari. Se mi concedete un parallelo, è ciò che devono saper fare i migliori biatleti del mondo, che dopo aver fatto i kilometri con gli sci di fondo devono avere la lucidità di colpire il bersaglio con il loro fucile ad aria compressa.

Per averlo provato, tra l’altro su distanze ridicolmente piccole, vi assicuro che centrare il bersaglio mentre si ha un fiatone è molto complicato.

Oltre a questo, Gabriel Jesus dà l’impressione di non avere la necessaria freddezza quando si tratta di concludere, preferendo la forza alla precisione: contro il Southampton, ad esempio, ha concluso unbellissimo uno-due con Martin Ødegaard colpendo forte di collo pieno, quando un “piattone” sarebbe stato sufficiente per battere il portiere avversario, data distanza e posizione. Anche qui, permettetemi un parallello ma molto più familiare: da quando Thomas Partey ha deciso di piazzarlo anziché calciare di forza, i palloni hanno iniziato a finire in fondo al sacco (o almeno nello specchio della porta) anziché fuori dallo stadio.

La buona notizia è che quella lucidità e quella freddezza si possono allenare.

L’altra buona notizia è che è molto meglio avere un centravanti che sbaglia i gol piuttosto che uno che non ha occasioni da gol, perché questo sarebbe sinonimo di pochezza nei movimenti e scarsa presenza – elementi molto più difficili da allenare.
Gabriel Jesus non è mai stato un centravanti di ruolo e quindi non ha certi fondamentali, tuttavia ha sempre dimostrato di avere qualità tecniche e determinazione in abbondanza, quindi sono certo che diventerà un giocatore da scarpa d’oro.

Con un po’ d’esperienza in più e una maggiore capacità di leggere le situazioni di gioco, sia in fase difensiva che in fase offensiva, Gabriel Jesus sarà in grado di dosare meglio le proprie energie e operare scelte migliori in fase di finalizzazione. Non diventerà un finalizzatore infallibile alla Haaland ma potrà garantire numeri molto più alti e sfondare il tetto dei venti gol a campionato, diventando così egualmente pericoloso come centravanti associativo che come bomber.

A quel punto, buona fortuna a chi proverà a fermarlo (e a fermarci).

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