Terza vittoria di fila a Stamford Bridge per l’Arsenal di Mikel Arteta. Scusate se è poco.
Nonostante il tabellino dica uno a zero, il campo ha raccontato una storia completamente diversa.
Forse è proprio questo l’aspetto più gratificante della vittoria di ieri e, più in generale, di quest’ultima versione dell’Arsenal: vinciamo con merito, dominando e proponendo un calcio a tratti elettrizzante. A parte i secondi tempi di Leeds e Southampton, abbiamo sempre dettato legge per la maggior parte delle partite che abbiamo giocato – inclusi il North London Derby e la sfida a casa del Chelsea. Lo scontro interno con il Liverpool fà eccezione, com’è normale che sia quando affronti una delle migliori compagini di Premier League (sulla carta): nemmeno il Manchester City domina contro il Liverpool, e viceversa, quindi aspettarsi qualcosa di diverso dall’Arsenal sarebbe folle.
A questo punto, dando un’occhiata alla classifica e alle partite giocate fino a questo punto, è sempre più difficile negare l’evidenza: questa squadra ha i mezzi per lottare per il titolo. Ciò non significa che lo vinceremo, nè che staremo incollati al Manchester City fino all’ultima giornata, ma che per preparazione tattica, qualità tecniche e solidità mentale, questa squadra ha tutti gli ingredienti per provarci.
Non abbiamo l’organico del Manchester City né l’esperienza per gestire una pressione che si farà sempre più opprimente ma abbiamo l’entusiasmo giusto per provare l’impensabile, osare l’impossibile.
I favoriti assoluti restano gli uomini di Guardiola, che sono a due punti di distacco pur non avendo ancora giocato il proprio miglior calcio, ma noi non possiamo più essere considerati un fuoco di paglia. Undici vittorie in tredici partite la dicono lunga sulla costanza di questa squadra, così come altri numeri: secondo miglior attacco, miglior difesa, maggior numero di clean-sheets, secondi per xG e terzi per xGA.
Ci siamo anche noi, insomma.
Quella attuale sarà una stagione strana, inedita, che verrà brutalmente interrotta dal Mondiale per poi riprendere con il tradizionale Boxing Day inglese, il 26 dicembre. Tra l’ultima partita di Premier League e la prima in Qatar passeranno appena una settimana, così come tra la finale di Doha e la ripresa del campionato.
Come ci arriveranno i giocatori? Quali club saranno penalizzati maggiormente? Come si gestisce una rosa che rientra a scaglioni, con giocatori scarichi fisicamente e mentalmente? Tante incognite per le quali nessuno ha una risposta, dato che non si è mai giocato un Mondiale invernale prima d’ora.
Vedremo come andrà da qui alla fine del campionato ma è sempre più difficile scacciare certi pensieri dalla testa, seppellire certi ricordi e rispedirli dai meandri dai quali sono venuti. È difficile non esaltarsi per questi giocatori e questo manager, che assieme stanno dimostrando qualità che in tanti – sottoscritto incluso – faticavano a vedere.
Thomas Partey sta facendo reparto ormai da solo contro ogni avversario e non sembra nemmeno sudare; William Saliba è un mostro di forza, tecnica e intelligenza; Ben White diventa immediatamente il migliore nel proprio ruolo ovunque Mikel Arteta decida di schierarlo; Granit Xhaka si è trasformato in un mezz’ala da favola, che unisce qualità e quantità e non sbaglia più una scelta che sia una.
Abbiamo raggiunto un livello collettivo tale da rendere impossibile identificare IL protagonista o IL trascinatore di questa squadra, perché sono in tanti a sciorinare prestazioni da primi della classe – compreso Mikel Arteta in panchina. Siamo andati a Stamford Bridge a comandare, a soggiogare il Chelsea con una facilità disarmante e far pesare i pronostici della vigilia, che ci vedevano favoriti sulla squadra di Potter. Siamo andati a Stamford Bridge con la serenità dei forti, con la calma olimpica di chi sa di avere le qualità e la preparazione per vincere la partita a casa dei rivali.
Siamo andati a Stamford Bridge con il piglio della grande squadra.
Siamo andati a Stamford Bridge con il piglio dei (potenziali) campioni.