Martin Ødegaard ha fatto un salto di qualità fondamentale: ha iniziato a vedere la porta.
Da elegante ispiratore, il norvegese sta finalmente evolvendo verso un ruolo più ampio e decisivo.
Vederlo danzare sulla trequarti, spezzare le difese con un pallone filtrante che pochi altri giocatori sarebbero stati capaci anche solo d’immaginare, combinare nello stretto con i compagn è sempre stato un piacere ma vedere il giocatore che sta diventando oggi, quasi due anni dopo la sua prima esperienza con la maglia dell’Arsenal, è tutta un’altra cosa.
Oggi Martin Ødegaard è ugulamente importante in fase di non possesso palla e in fase di costruzione e rifinitura ma sta imparando a diventare un fattore anche in fase realizzativa, in modo da incidere direttamente sul risultato e sulle fortune della squadra. Per un giocatore con un piede e una visione di gioco come i suoi, il norvegese ha sempre inciso troppo poco in termini di assist e gol ma per fortuna qualcosa sembra essere cambiato. Se abbiamo una qualsiasi ambizione di arrivare in cima e restarci, abbiamo bisogno di un apporto costante in zona gol da parte dei nostri centrocampisti, soprattutto quelli con le sue qualità.
È dai tempi di Fàbregas che non abbiamo un centrocampista in grado di determinare le sorti di una partita senza giocare in attacco ed è proprio al catalano che Martin Ødegaard dovrebbe ispirarsi, soprattutto per la capacità di arrivare in area con i tempi giusti. Pochi altri giocatori sono stati in grado d’influenzare i propri compagni di squadra e gli avversari quanto Fàbregas e questo, al di là delle ovvie qualità tecniche del prodotto del settore giovanile del Barcellona, dipende dalla sua capacità di essere ugualmente pericoloso sia come rifinitore che come finalizzatore.
Detto in termini spiccioli, Fàbregas era inarrestabile perchè capace d’inventare il passaggio decisivo quando veniva pressato direttamente oppure di concludere a rete in maniera efficace se gli avversari gli tagliavano le linee di passaggio per gli attaccanti.
Martin Ødegaard, fino a poco fa, era un grandissimo rifinitore ma poteva essere “invitato” alla conclusione perché poco incline a farlo e quindi poco efficace, il che ha sempre facilitato sensibilmente la vita di chi era incaricato di controllarlo e limitarlo. Ora che il norvegese ha imparato ad inserirsi in area, concludere a rete o più semplicemente non ostinarsi a voler sempre e comunque trovare il passaggio filtrante quando non ci sono le condizioni necessarie per farlo, la situazione è completamente diversa. Se gli avversari si rendono conto che non è più possibile invitare Martin Ødegaard alla conclusione, l’intero sistema difensivo cambia perché ha un pericolo in più del quale tenere conto.
Il sistema offensivo ideato da Mikel Arteta prevede un attaccante centrale capace di svariare orizzontalmente e verticalmente, in modo da creare spazi per gli inserimenti dei compagni di squadra; i compagni di squadra in questione, però, devono aggredire quegli spazi con la ferocia del miglior rapace d’area di rigore, determinati a essere i primi ad approfittare di un pallone vagante o farsi trovare smarcati quando il pallone in area di rigore.
Martin Ødegaard sta diventando quel tipo di giocatore, dopo un lungo allenamento, e se ci prende gusto può facilmente e regolarmente raggiungere la doppia cifra in Premier League, diventando così l’elemento decisivo che ha sempre potuto essere.
Con i suoi gol, quelli di Bukayo Saka e Gabriel Martinelli – oltre a Gabriel Jesus – l’Arsenal può colmare la distanza che ci separa dai Manchester City di turno.
Che un giocatore con le sue qualità non abbia mai fatto più di otto gol in un singolo campionato è un’assurdità statistica, a maggior ragione se pensiamo che ha spesso operato da seconda punta, oltre che da trequartista puro; all’Arsenal, pur giocando in una posizione più arretrata, ha la possibilità di rettificare questa anormalità e raggiungere le vette calcistiche che gli erano state pronosticate quando non aveva ancora sedici anni.
Fàbregas nel 2008/09 è stato in grado di mettere a segno quindici gol in un solo campionato, Martin Ødegaard dove può arrivare?