What do we think of Tottenham? SHIT! What do we think of shit? TOTTENHAM!
Un ritornello famosissimo, uno dei primi da imparare quando si diventa Gooners.
Oggi, tuttavia,non voglio pensare al Tottenham. Voglio pensare all’Arsenal.
Voglio pensare alla squadra che vinto a casa del Tottenham, interrompendo un digiuno che durava da marzo 2014, e lo ha fatto con un’autorevolezza inimmaginabile. Voglio pensare alla squadra che è andata ad impartire quella che si può tranquillamente definire una lezione di calcio, quando la pressione era ai massimi storici. Voglio pensare alla squadra che ha messo il bavaglio agli avversari più pericolosi senza rinunciare ad essere propositiva e a dettare il gioco. Voglio pensare alla squadra che, pochi mesi dopo aver subìto una sconfitta pesantissima sia per la classifica che per il morale, è tornata sul luogo del misfatto e ha dominato l’avversario
Voglio pensare alla squadra che, dopo venti turni di Premier League, è prima in classifica con 8 punti di vantaggio sul Manchester City, 9 su Newcastlee Manchester United, 14 sul Tottenham e 19 sul Liverpool e Chelsea.
Voglio pensare all’Arsenal.

Difficile immaginare un momento più esaltante di questo, per noi tifosi dell’Arsenal. Un club che pareva in declino inarrestabile, ostaggio di dirigenti inadeguati, un allenatore sbagliato nel posto sbagliato e un gruppo di giocatori arroganti e mediocri, oggi è in cima alla classifica e gioca un calcio sublime, il tutto suggellato da un’unità d’intenti che non si vedeva da oltre vent’anni, a questi livelli.
Giovani affamati di gloria ma ben consapevoli dei valori dell’Arsenal Football Club, un manager che ad oggi sembra avanti anni luce rispetto alla stragrande maggioranza dei colleghi – e non solo in Premier League – e alcuni elementi chiave nella dirigenza, competenti e attenti alla cultura del club. Mai come oggi, il motto Victoria Concordia Crescit sembra essere perfettamente calzante, quasi fosse un mantra che ogni persona affiliata al club debba ripetersi ogni mattina al risveglio ed ogni sera quando va a dormire. È tutto bellissimo, è tutto incredibilmente gratificante e quasi surreale, come la classifica di Premier League. Siamo solo a metà strada e tante cose cambieranno da qui a maggio ma oggi è impossibile non credere davvero ad un’impresa sportiva che ne avrebbe del leggendario.
Non perché l’Arsenal sia la Cenerentola brutta e sporca che improvvisamente si trasforma in principessa ma perché ricordo pochi altri esempi di pianificazione ed esecuzione di una visione, o strategia se preferite, altrettanto impeccabili. Il parallelo con il Liverpool di Klopp, Salah, Mané eccetera è immediato ma, per quanto mi riguarda, non del tutto esatto. A differenza di quella bellissima squadra, che sembra avviarsi a fine ciclo purtroppo, la nostra è composta da giovanissimi o giocatori la cui parabola sembrava calante: Aaron Ramsdale era retrocesso con lo Sheffield United, Gabriel Martinelli giocava nella quarta divisione brasiliana, Martin Ødegaard, Gabriel Jesus e Oleksandr Zinchenko erano scarti dei rispettivi club e Granit Xhaka pareva un giocatore perso per sempre, quindi era difficile aspettarsi un’evoluzione fisica, tecnica e mentale come quella che ha permesso loro – e di conseguenza alla squadra – di trovarsi in questa posizione, oggi.
La vittoria a casa del Tottenham, in questo senso, è ancora più significativa: tutti si aspettavano il passo falso e, in un certo senso, ci sarebbe anche potuto stare appunto perché la squadra e il manager sono giovani e inesperti. Invece no, mentre il Manchester City perdeva l’occasione di accorciare ulteriormente la classifica, noi siamo stati in grado di allungarla e, al contempo, terminare in anticipo la stagione dei nostri acerrimi rivali, quelli che avrebbero dovuto contendere il titolo alla squadra di Guardiola e a quella di Klopp,
Avremmo potuto fallire questo esame ed invece lo abbiamo passato alla grande, lasciando solo le briciole sia al Tottenham che a tanti opinionsti e osservatori esterni.
Ecco perché oggi voglio pensare solo all’Arsenal.