Che razza di catino incandescente è diventato l’Emirates Stadium?
Ieri sera, quando l’arbitro ha mandato tutti negli spogliatoi, è stato il pandemonio.
La vittoria contro il Manchester United non è soltanto l’ennesimo esame di maturità passato dalla squadra, non è soltanto un altro passo verso un titolo che avrebbe dell’incredibile ma è la testimonianza di qualcosa di più ampio e, per certi versi, di più importante.
Poche altre cose possono gasare quanto un gol al novantesimo ma il boato più grande, il livello di decibel più elevato si è sentito al triplice fischio, quando l’Emirates Stadium è esploso. Il rumore è stato più forte di qualsiasi altro che io ricordi, anche più forte di quel famoso gol di Arshaviiiiiiiiiiiiiiin! contro il Barcellona o di quello di Thierry Henry proprio contro lo United, nel 2008, e perfino dei tanti North London Derby vinti tra le mura amiche.

Il boato di ieri sera è un messaggio – fortissimo, per inciso – che i tifosi, la squadra, lo staff e il club intero stanno mandando al resto della Premier League: l’Arsenal ci crede. L’Arsenal non è più la sorpresa e il “chissà quanto durerà”; l’Arsenal non è più il “vediamo che fanno quando incontrano un avversario serio”; l’Arsenal non è più “eh ma quando Liverpool, Chelsea e Tottenham ingranano…”.
L’Arsenal è primo in classifica e non è un caso.
L’Arsenal è la squadra più forte della Premier League.
La seconda cosa più impressionante, dopo il boato dell’Emirates Stadium, è l’esultanza di quei giocatori che potrebbero tranquillamente essere semplicemente contenti, eppure sono carichi quanto i protagonisti principali di questa prima metà di campionato: mi riferisco a Kieran Tierney, Matt Turner, Rob Holding, Gabriel Jesus e Reiss Nelson che sono scesi dalla tribuna al campo e perfino a Albert Sambi Lokonga, un giocatore che più distante del progetto tecnico in questo momento è difficile trovarne.
Questo gruppo, e non mi riferisco solo ai giocatori e allo staff di Mikel Arteta, è unito e determinato come ai bei tempi, quelli che ci hanno portati ad essere la miglior squadra del campionato, e non ha più paura di farlo sapere a tutti. Non è arroganza, non è spocchia, è consapevolezza e non c’è arma più pericolosa e forte di quella. L’Arsenal sa di essere la squadra più forte della Premier League ma non per questo sembra pronta ad adagiarsi su allori inestitenti o invocare un diritto divino a vincere le partite.
L’intensità con cui attacchiamo e la stessa usata per recuperare il pallone il prima possibile; ogni strappo, ogni allungo, ogni dribbling, ogni tiro in porta e ogni contrasto sono eseguiti con feroce determinazione e il chiaro intento di “guadagnarsi il diritto di competere”, come ha ripetuto tante volte Mikel Arteta. Fino a quando la mentalità sarà questa, non ho paura di niente e di nessuno.
Jonathan Liew, sul Guardian, ha scritto “Arsenal will be champions” e non si tratta di una semplice boutade: questo Arsenal è la squadra più forte di tutte e quindi è destinato a vincere il campionato – con buona pace di Pep Guardiola e del Manchester City.
Abbiamo cinque punti di vantaggio e una partita in meno rispetto ai Citizens, che ospiteremo all’Emirates Stadium il 15 febbraio, in quella che per molti sarà la partita decisiva.
Sarà, ma oggi come oggi è più un ultima spiaggia per loro che per noi e non accetto che venga considerata una sorta di spareggio tra le due squadre. Per essere uno spareggio entrambe le squadre dovrebbero essere a pari punti, o quasi, e la classifica è abbastanza chiara, in merito:

Ha ragione Jonathan Liew: se continuiamo così, Arsenal will be champions.