Come Si Cambia

La partita contro l’Everton come punto di svolta della stagione?
Imbrigliati da Dyche e soverchiati da avversari decisamente più in palla, Mikel Arteta e i suoi sono caduti a Goodison Park – per fortuna senza conseguenze per la classifica.

Per una volta, forse la seconda in tutta la stagione, la squadra è apparsa incapace di cambiare la storia della partita, di trovare una risposta al canovaccio tattico imposto dai padroni di casa, assolutamente impeccabile, e ha finito col subire gli avversari per quasi tutta la partita.
Quando succede, il primo sguardo si posa sul manager, che dalla panchina dovrebbe avere la visuale giusta e poter apportare qualche aggiustamento allo schieramento della squadra, ed è quindi naturale farsi delle domande sulle scelte – o per meglio dire le non scelte – operate da Mikel Arteta in quello che è stato il suo stadio per tanti anni.

I quattro cambi effettuati dal nostro manager tra il 57′ e l’84’ infatti sono stati tutti uomo per uomo, più che tattici: prima sono usciti Thomas Partey e Gabriel Martinelli per Jorginho e Leandro Trossard, poi Martin Ødegaard ha lasciato il campo a Fábio Vieira ed infine Takehiro Tomiyasu ha sostituito Ben White, particolarmente opaco contro l’Everton. Nessuno di questi cambi, per quanto i giocatori subentrati fossero diversi da quelli usciti, ha cambiato l’assetto della squadra, né il modo di porsi in campo contro un avversaro diventato man mano inattaccabile, tanto che Pickford non ha dovuto faticare poi così tanto per mantenere la porta inviolata.

Gabriel Martinelli, completamente isolato a sinistra dal primo all’ultimo minuto, ha lasciato il posto a Leandro Trossard, anch’esso isolato a sinstra e lasciato solo dai compagni. Con Oleksandr Zinchenko occupato a fare il centrocampista aggiuntivo e senza gli inserimenti di Granit Xhaka, il brasiliano si è ritrovato a lottare contro due avversari alla volta, problema non risolto con l’ingresso del belga ex Brighton.
Perché non provare qualcosa di diverso, allora? Non so, perché non spostare Oleksandr Zinchenko a centrocampo e mettere Kieran Tierney a fare il terzino tradizionale e sovrapporsi all’esterno di Gabriel Martinelli, anziché all’interno? In alternativa, perché non mandare in campo un centrocampista più associativo nel mezzo spazio di sinistra, in modo da offrire una sponda in più al brasiliano?

Ovviamente, tutti questi discorsi sono sempre più facili DOPO gli eventi e capisco come Mikel Arteta, anziché stravolgere tutto, abbia deciso di fidarsi del sistema cambiandone meramente gli interpreti, sperano di pescare il jolly vincente, come successo contro il Manchester United con l’ingresso di Leandro Trossard. D’altronde, chi cambierebbe l’assetto di una squadra prima in classifica, imbattuta da tredici turni e reduce da due vittorie di prestigio contro Manchester United e Tottenham?
Resta il fatto che altri manager potrebbero prendere ispirazione dal buon vecchio Dyche e provare ad ingabbiare l’Arsenal con un solido 4-5-1 fatto di grande intensità, solidarietà tra i reparti e soffocamento di ogni spazio disponibile nelle zone centrali del campo, quindi Mikel Arteta e il suo staff devono inventarsi qualcosa per stroncare sul nascere questa possibilità, pena trovarsi di fronte avversari sempre più sparagnini e dover affrontare partite sempre più dispendiose, fisicamente e mentalmente.

Una soluzione, forse LA soluzione, sarà il rientro di Gabriel Jesus, il cui movimento senza palla aggiunge soluzioni preziose alla nostra manovra e le cui serpentine palla al piede rappresentano l’antidoto ideale alle difese arroccate di certi avversari, da qui a quando il brasiliano sarà di nuovo a disposizione però servono altre idee, altre soluzioni.

A volte si è obbligati a cambiare e il cambiamento, nonostante tutti i rischi che porta con sé, potrebbe risultare l’arma migliore per continuare questa folle, inaspettata corsa in testa alla Premier League.

Ad aspettarci c’è il Brentford, vediamo se e come cambierà Mikel Arteta.

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