Dopodomani torna l’Europa League, ad aspettarci lo Sporting di Amorim.
Probabile che Mikel Arteta decida di ruotare di nuovo il proprio effettivo, ora che le partite si accumulano.
La speranza, ovviamente, è vedere uno scatto d’orgoglio da parte di chi, per una ragione o per un’altra, fino ad ora non ha saputo dare il proprio contributo in Premier League. A differenza delle stagioni precedenti, quando il manager spagnolo aveva poche opzioni tra le quali scegliere, quest’anno il turnover può essere applicato con una maggior serenità e senza troppo remore – pur limitato a pochi cambi mirati.
Ruotare l’XI titolare vuol dire permettere ad altri di riposare, mentalmente più che fisicamente; vuol dire preparare con maggior cura ai dettagli la prossima sfida di campionato ma vuol dire soprattutto trovare nuovi eroi, nuovi protagonisti capaci di cambiare il corso di una partita, se non di un’intera competizioni.
Sono molto curioso di vedere quali scelte farà Mikel Arteta, forse scottato dalle prestazioni anonime di alcuni dei suoi primi ricambi, quando sono stati chiamati in causa.
La doppia sfida contro i portoghesi sarà l’occasione perfetta per Takehiro Tomiyasu, Jorginho, Kieran Tierney, Fábio Vieira, Eddie Nketiah, Emile Smith Rowe e lo stesso Reiss Nelson, in attesa di recuperare Leandro Trossard.
Le partite di andata e ritorno contro lo Sporting DEVONO essere l’occasione giusta per questi giocatori.
Abbiamo bisogno di loro, e non solo in Europa League. Abbiamo bisogno dell’imprevedibilità dei nostri fantasisti ed attaccanti, abbiamo bisogno delle qualità atletiche e tecniche dei nostri terzini, abbiamo bisogno della fame del nostro centravanti e dell’esperienza del nostro regista nuovo di zecca. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di mantenere ai massimi livelli il rendimento di Thomas Partey, Oleksandr Zinchenko, Bukayo Saka, Gabriel Martinelli e Martin Ødegaard, oggi insostituibili per Mikel Arteta.
Non sono assolutamente in grado di scegliere tra vincere la Premier League, più affascinante, o l’Europa League, più abbordabile, ma soprattutto fatico a credere che questa squadra, allo stato attuale, sia sufficientemente attrezzata per andare fino in fondo ad entrambe le competizioni, quindi se fossi nei panni di Mikel Arteta non saprei dove sbattere la testa perché c’è il rischio concreto di finire la stagione a mani vuote, qualunque sia la scelta strategica che verrà effettuata.
L’unico modo per avere maggiori possibilità di portare a casa l’uno o l’altro trofeo, o magari centrare una clamorosa doppietta, è elevare il rendimento delle seconde linee, in modo tale da renderle opzioni affidabili per la corsa al primo titolo inglese dal 2004 o per lo meno una squadra capace di giocarsi fino in fondo sette partite da dentro o fuori, contro avversari spesso completamente diversi a quelli che solitamente ci troviamo di fronte in Premier League.
Se a Mikel Arteta dovesse riuscire questa magia, allora potremmo davvero assistere ad altri momenti speciali come il gol di Reiss Nelson contro il Bournemouth e, di conseguenza, saremmo sempre più difficili da arginare da parte degli avversari, “forti” o “deboli” che siano. Se questa squadra, in passato troppo spesso portata a braccia da un manipolo di uomini coraggiosi, dovesse trovare un contributo continuo da parte di elementi fino a qui impossibilitati ad incidere, allora sì che potremmo davvero immaginare di finire la stagione in bellezza. Il problema, in tutto questo delirio, è che il nostro percorso europeo prima della sosta non era stato per niente lineare, né rassicurante: la squadra giocava in maniera sconnessa, le prestazioni spesso hanno lasciato a desiderare e, a differenza di quanto abbiamo visto in Premier League con spaventosa regolarità, sembravano mancare una chiara identità di gioco e la sicurezza nei propri mezzi.
Il ruolo di rincalzo, anche e soprattutto quando “di lusso”, è estremamente ingrato perché le aspettative sono altissime e le occasioni rare, quindi molte delle possibilità di successo dipenderanno dallo stato psicologico di coloro i quali, magari controvoglia, sono chiamati a diventare eroi di giornata e poi, destino crudele, tornare nelle retrovie. Se i vari Tomiyasu, Smith Rowe, Tierney e Nelson sapranno trovare la forza di ribellarsi alle gerarchie stabilite e dare nuovo impulso alle proprie prestazioni, avremo fatto un passo in avanti fondamentale per passare da sfidanti a favoriti, tanto in Europa quanto in Inghilterra.
Se temiamo così tanto il Manchester City, oggi, è perché la loro panchina è lunga, ricca e soprattutto affidabile, mentre la nostra è meno ricca e purtroppo meno affidabile. Sarei molto più tranquillo se Foden o Grealish, per citarne due a caso, non avessero l’impatto che stanno avendo dalla panchina, o per metterla diversamente sarei molto più tranquillo se Tomiyasu e Fábio Vieira avessero un grande impatto quando chiamati in causa, cosa che purtroppo non succede con sufficiente regolarità. Mikel Arteta hanno un compito molto difficile ma la cosa più importante, quella che spero alcuni giocatori tengano a mente, è che le attuali riserve hanno un’opportunità forse irripetibile per scrivere il proprio nome su una delle pagine più incredibili ed imprevedibili della storia moderna dell’Arsenal Football Club.
Qualcuno deve scoprirsi eroe. Qualcuno deve sentirsi importante. Qualcuno deve credersi degno di questa doppia cavalcata tanto eccitante quanto difficile.
La chiave per aprire le porte dell’impossibile è proprio lì.