Made in Hale End è la nuova rubrica, a cura di Nicola, sull’Academy dell’Arsenal e i suoi giocatori più promettenti.
Puntata dopo puntata, scopriremo quali sono i giovani più interessanti delle giovanili del Club, come si stanno sviluppando nelle varie squadre del nostro settore giovanile e quale potrebbe essere il futuro di ciascuno di essi, qualora riescano a fare il grande salto, quello più difficile.
L’Arsenal è un club che ha costruito le proprie fortune sul settore giovanile. L’Arsenal Football Club Academy, nota ai più come “Hale End Academy” dal piccolo borgo nel quale sorge, è un settore giovanile d’élite che ha regalato ai Gunners alcuni dei più grandi campioni della propria storia. Da Liam Brady al leggendario Tony Adams passando per Paul Merson e Ray Parlour fino ad arrivare ai più recenti Jack Wilshere, Bukayo Saka ed Emile Smith Rowe sono solo alcuni dei tantissimi giocatori transitati per l’Academy che hanno lasciato un segno indelebile all’interno del club.
L’attenzione rivolta alla formazione, calcistica e non, dei futuri atleti è il fulcro del programma educativo riservato ai ragazzi che entrano all’interno del club da bambini per uscirne come calciatori pronti al grande salto nel mondo del professionismo. Gli investimenti economici fatti sull’Academy sono stati sempre costanti nel corso degli anni; questo, oltre a garantire una continuità storica quasi unica nel suo genere, ha permesso alla società di anticipare spesso i tempi nello sviluppo di strutture e metodologie sempre più all’avanguardia per quanto riguarda la crescita sportiva e mentale dei giovani calciatori.
Dopo questa breve introduzione su Hale End (qui il documentario se voleste conoscerla meglio) è il momento di spostare il nostro sguardo verso il futuro. L’Arsenal Academy è infatti un inesauribile riserva di talento, una sorgente dalla quale anche Mikel Arteta ha dimostrato di saper attingere a piene mani nelle giuste circostanze premiando non solo l’abilità ma anche la dedizione ed il durissimo lavoro svolto da questi embrioni di futuri campioni.
E’ ovvio che non tutti diventeranno i nuovi Tony Adams o Bukayo Saka però è opportuno provare a conoscere i migliori elementi che stanno facendo parlare di sé a livello nazionale ed internazionale; pur essendo infatti difficile catalogarli, dato il costante interscambio tra u21 e u18, proveremo a conoscere sia i calciatori più maturi facente parte della squadra allenata da Jack Wilshere che quelli più acerbi, e non meno talentuosi, gestiti da coach Ali (Hale End è anche un’ottima Academy per gli allenatori).
Inizieremo questa rubrica in controtendenza con quanto detto fino a questo momento. Il primo nome scelto è un ex-membro già piuttosto noto tra tifosi ed addetti ai lavori, un ragazzo che ha stupito tutti sin dai primi giorni nell’Academy, una delle grandi speranze dell’Arsenal che verrà…
MADE IN HALE END: Charlie Patino
Nato a Watford il 17 ottobre 2003 da genitori di origine spagnola, Patino muove i primi passi nel mondo del calcio nella squadra semi-professionistica del St. Albany FC, dove rimane un solo anno prima di venir notato dagli osservatori del Luton Town con cui rimane per cinque anni. All’età di 11 anni arriva la prima svolta della carriera: nel 2015 viene acquistato dall’Arsenal, dopo mesi di report positivi e bruciando la concorrenza di altre big inglesi, per poco più di diecimila sterline.
Appena arrivato ad Hale End Patino inizia a bruciare sin da subito le tappe tanto da arrivare ad esordire nell’u18 ad appena 14 anni. Per rendere l’idea di che talento sia Patino basta la descrizione che di lui fa il capo scout dell’Academy, Shaun O’Connor : “è il miglior prospetto che abbia mai varcato le porte di Hale End” cui fanno eco anche le dichiarazioni dello scout che l’ha portato ai Gunners, Brian Stapleton, “il miglior giovane che io abbia mai visto”.
L’inarrestabile scalata di Patino non conosce sosta e in breve tempo, sempre da under, arriva a diventare un inamovibile dell’under 21 di Steve Bould in una squadra che ai tempi aveva tra le sue fila anche Balogun, Nelson e Hutchinson. Nel 2020 l’Arsenal lo blinda facendogli firmare il primo contratto da professionista e la prima grande soddisfazione arriva un anno dopo quando, in occasione della partita in EFL CUP contro il Sunderland, Arteta lo fa esordire all’80esimo al posto di Smith Rowe e, dopo dieci minuti di comprensibile emozione, Patino si toglie la soddisfazione di segnare il gol del 5-1 mandando in visibilio l’Emirates pronto a celebrare un nuovo pupillo.
Smaltita la gioia dell’esordio tra i grandi Patino torna a comandare il centrocampo dell’u21 pur allenandosi stabilmente con la prima squadra. Il 9 gennaio 2022 gioca titolare in FA Cup nella sconfitta contro il Nottingham Forest risultando uno dei migliori in campo, l’esordio in Premier League, complici anche le difficoltà ed il momento delicato della squadra, non arriva.
Durante l’estate parte in tournée con la prima squadra e impressiona staff tecnico e compagni per la spiccata personalità e le qualità in fase di palleggio ed interdizione. Il centrocampo dell’Arsenal però è un reparto piuttosto affollato e dunque, di comune accordo con il ragazzo, Arteta decide di mandare il wonderkid a “farsi le ossa” in Championship al Blackpool.
La scelta di andare a Bloomfield Road si rivela azzeccata dal punto di vista del minutaggio meno sotto il profilo ambientale. Patino infatti colleziona 25 presenze di cui 21 da titolare, il tutto condito da due gol e due assist, non un bottino malvagio per un esordiente assoluto. La stagione del Blackpool però è tutto tranne che positiva: la squadra naviga al terzultimo posto in classifica e lotta per non retrocedere, Appleton (l’allenatore che aveva voluto Patino a roster) è stato esonerato e la guida della squadra è passata all’esperto Mick McCarthy che nel suo 4231 non ha ancora trovato una collocazione per l’ex Hale End preferendogli giocatori più esperti.
IL PROFILO: Talento Moderno
182cm x 75kg, mancino naturale, Charlie Patino è il prototipo del centrocampista box-to-box moderno. Abile nelle due fasi il #28 del Blackpool coniuga quantità e qualità: è un playmaker basso di livello, schierabile tanto in un centrocampo a due come mediano di palleggio che in un centrocampo a tre come mezzala con compiti di rottura ed impostazione. Pur non avendo la forza tipica dei mediani difensivi, ha una struttura fisica imponente che gli permette di essere fastidioso tanto in fase di pressing quanto nell’andare a contrasto.
Il controllo palla è già di alto livello unità ad una rapidità di pensiero e di azione che lo rendono molto efficiente in fase di prima impostazione. Pulito tanto nello scambio corto che sul lungo, Patino fa del passaggio una delle sue principali qualità; predilige scambi corti e perlopiù centrali ma non disdegna rapide verticalizzazioni per far ripartire la manovra in tempi brevi. In fase di non possesso si muove molto tra le linee e negli spazi cercando di fornire linee di passaggio efficaci per i compagni ed il controllo del corpo, unito ad un baricentro piuttosto basso, lo rendono un cliente scomodo da pressare in fase di ricezione.
Non è un giocatore veloce sul lungo, nello stretto invece, pur non essendo esplosivo sul primo passo, il dribbling è esteticamente molto pulito. Palla sempre incollata al mancino, offensivamente Patino ha flash da trequartista (ruolo in cui ha giocato a lungo nelle giovanili) che ricordano, per citare nomi in rosa ad oggi, la creatività di un Fábio Vieira o, esagerando, di Martin Ødegaard. Legge molto bene gli spazi e le trame offensive che crea sono sempre di ottima fattura. Non ha un tiro potente ma molto preciso e non disdegna inserirsi sfruttando le lacune della difesa.
Uno degli aspetti più interessanti, soprattutto in relaziona all’età, è la capacità di Patino di essere il leader del centrocampo. Punto di riferimento per i compagni anche al Blackpool, il centrocampista ex Hale End è solito orchestrare i movimenti dei compagni provando a gestirne la disposizione negli spazi. Comunica molto a gesti riuscendo ad essere un buon leader in campo. Personalità questa che già Arteta aveva avuto modo di notare, e lodare, nei mesi trascorsi sotto la sua guida.
I suoi limiti più grandi, oltre alla forza fisica (dovrebbe forse mettere qualche chilo in più senza però snaturarsi) , sono l’uso del piede debole ed una certa irruenza. Quest’anno al Blackpool ha collezionato ben sei gialli ed un rosso, non pochi in 25 partite seppur per un centrocampista che ha nell’interdizione e nella rottura alcune delle sue qualità.
La sua posizione in campo quest’anno è stata spesso suscettibile di variazioni. Nei primi mesi giocava come mezzala in un 4321, poi ha svolto lo stesso ruolo, ma con spaziature diverse, in un 433 (modulo nel quale brillava nell’Academy) fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di mediano in un 4231. La duttilità e lo spirito di sacrificio sono senza dubbio qualità ascrivibili al giovane centrocampista classe 2003.
IL FUTURO: Segnatevi Questo Nome
Diamante grezzo ancora non del tutto ripulito, Patino è uno degli osservati speciali di Arteta in vista della prossima stagione. Nonostante infatti gli innesti di Jorginho e Fábio Vieira, ed il probabile arrivo di un top nella sessione estiva di mercato, l’età non più verdissima degli interpreti a disposizione e la poca fiducia nei confronti di Sambi Lokonga, potrebbero spingere il prodotto dell’Academy a ritagliarsi spazio nelle rotazioni di Arteta.
E’ quasi certo che Patino verrà aggregato ai grandi per la tournée estiva per poi essere valutato dallo staff tecnico. Un nuovo prestito, almeno per un anno e magari in Premier League, potrebbe essere una soluzione ottimale per una crescita regolare però non è da escludere una permanenza qualora Patino dovesse brillare nei mesi a disposizione con la prima squadra. Il talento è sotto gli occhi di tutti e la personalità è quella giusta; personalmente credo che il nativo di Watford possa essere un membro della rosa del futuro dei Gunners e che potrà guadagnare sempre maggior credito nelle gerarchie di un allenatore abituato a premiare il merito ed esaltare il talento poi toccherà a lui raccogliere lo scomodo testimone lasciato da Bukayo Saka e Smith Rowe.
Conviene segnarsi il nome, sentiremo ancora tanto parlare di Charlie Patino.