Ogni eliminazione fa male, magari non a noi tifosi ma sicuramente ai giocatori.
Un’eliminazione europea, in casa, dopo 120′ di gioco e dopo i calci di rigore non può non far male.
Attenzione quindi a sottovalutare la sconfitta di ieri sera, perché nella migliore delle ipotesi ha lasciato gambe pesanti a giocatori che, in teoria, avrebbero dovuto riposare e concentrarsi sulla partita di Premier League contro il Crystal Palace. Cornuti e mazziati, quindi, perché non abbiamo ottenuto nulla nonostante gli sforzi extra richiesti a Thomas Partey, Martin Ødegaard e Bukayo Saka. Se almeno ci fossimo qualificati, e avremmo dovuto, il loro impiego avrebbe avuto un senso ed invece sono rimasti in campo per un’ora e siamo stati buttati fuori dall’Europa League.
Nella peggiore delle ipotesi, invece, l’eliminazione per mano dello Sporting porterà con sé un pesante contraccolpo psicologico, che Mikel Arteta e il suo staff dovranno essere bravi a neutralizzare. Per quanto l’Europa League potesse rappresentare un obiettivo secondario rispetto alla Premier League, i giocatori hanno visto sfumare l’ennesima opportunità di portare a casa una medaglia questa stagione, dopo la FA Cup e la Carabao Cup. Inoltre, le cosiddette riserve perdono la principale fonte di minuti, e quindi di possibilità di tornare nelle grazie di Mikel Arteta, rimasta a loro disposizione, con il risultato di ritrovarsi ancora più lontani da quello che può essere considerato l’XI ideale del manager spagnolo. Giocatori come Fábio Vieira, Kieran Tierney, Reiss Nelson, Jorginho, Matt Turner, Jakub Kiwior, Emile Smith Rowe e Eddie Nketiah (quando tornerà) vedranno pochissimo il campo da qui alla fine della stagione, a meno d’imprevisti di qualsiasi natura.
Per finire, a quelli che guardando il tabellone dell’Europa League hanno pensato “abbiamo evitato due turni difficili contro Juventus e Manchester United/Siviglia” mi verrebbe da dire che i giocatori, guardando lo stesso tabellone, con ogni probabilità hanno pensato “ci perdiamo due turni bellissimi contro Juventus e Manchester United/Siviglia sulla strada per la finale”, con conseguente momento di depressione.
Il succo di tutto questo ragionamento è semplice; perdere non fa mai bene e la teoria del calendario più leggero è valida fino ad un certo punto perché, com’è capitato di menzionare nella puntata 19 di Clock End Podcast, stiamo parlando di giovani atleti perfettamente in grado di giocare una partita ogni tre giorni, non d’impiegati sovrappeso che giocano a calcetto dopo il apri airquote lavoro chiudi airquote. Siamo stati eliminati, in casa, da una squadra inferiore alla nostra e abbiamo perso la possibilità di arrivare fino in fondo ad una competizione continentale, il tutto all’Emirates Stadium, giocando i supplementari e affrontando i rigori, sotto una pioggia torrenziale, nonostante partissimo da una posizione di vantaggio dopo il gol di Granit Xhaka a metà primo tempo.
Mikel Arteta e i suoi dovranno rinfrancare i giocatori, instillare positività, ricostruire il morale della squadra e preparare la partita interna contro il Crystal Palace nello spazio di due giorni e mezzo e ciò, a naso, è molto più difficile che mettersi in una vasca d’acqua ghiacciata e recuperare le energie dopo una partita infrasettimanale. La speranza, ovviamente, è rivedere la squadra ammirata a Craven Cottage e approfittare dell’occasione di spingere il Manchester City a -8, pur con una partita in più.
L’eliminazione dall’Europa League può diventare un momento spartiacque di questa stagione, nel bene o nel male: se sapremo reagire e quindi vincere contro il Crystal Palace, rinforzando così la nostra posizione in cima alla classifica di Premier League, l’uscita dalla scena continentale potrebbe diventare un sacrificio agli dei di Albione per arrivare al premio principale, quello più luccicante ed improbabile; se, invece, la squadra sarà spenta e incapperà in un altro risultato deludente, l’eliminazione diventerebbe automaticamente il momento in cui la nostra stagione si è sgretolata definitivamente.
In un certo senso, la sconfitta contro lo Sporting Lisbona potrebbe avere l’effetto devastante che ha avuto lo 0-3 rimediato al Tottenham Stadium, la stagione passata: da quel preciso momento la squadra non è più stata la stessa e ha finito col collassare a St. James’s Park contro il Newcastle, con le conseguenze che conosciamo. Anche all’epoca, nonostante il contraccolpo, in tanti si sono rifugiati sotto la coperta calda del “è ancora tutto nelle nostre mani” come oggi dicono “era solo l’Europa League, meglio così”. Per fortuna il Crystal Palace non è il Newcastle e anziché andare in trasferta, giochiamo all’Emirates Stadium.
Non esistono sconfitte buone, esistono solo le sconfitte e portano sempre problemi.