Finali e Vittorie

L’Arsenal U18 stacca il biglietto per la finale di FA Youth Cup, la più prestigiosa competizione giovanile d’Inghilterra.
Ci sono voluti 120′ di passione, ma i ragazzi di Jack Wilshere ce l’hanno fatta.

Subito dopo il fischio finale, il Jack Wilshere allenatore non ha esitato un secondo a definire questa serata come una delle migliori della sua carriera, includendo anche il Jack Wilshere giocatore. Ecco quanto conta questa vittoria, per lui.
Per lui, che quella coppa l’ha vinta il 26 maggio 2009, data non banale per la storia dell’Arsenal Football Club, l’impresa compiuta dai suoi ragazzi potrebbe essere un passaggio chiave nell’evoluzione di un gruppo di giocatori davvero speciali, il cui talento è riconosciuto universalmente all’interno come all’esterno del club.
Non è un mistero che Ethan Nwaneri e Myles Lewis-Skelly siano corteggiati da tutti i top club inglesi, che Lino Sousa, Reuell Walters e Amario Cozier-Duberry siano monitorati da vicinissimo da Mikel Arteta e il suo staff e che altri cominceranno presto a far parlare di sé, dopo la vittoria contro il Manchester City.

All’epoca, Jack Wilshere ha vinto la coppa al fianco di Francis Coquelin, Kyle Bartley, Jay-Emmanuel Thomas, Emmanuel Frimpong, Thomas Cruise, Gilles Sunu, Oğuzhan Özyakup, Henri Lansbury e Sanchez Watt – tutti giocatori che avrebbero poi vestito la maglia della prima squadra in gare ufficiali, chi più, chi meno – e di Luke Ayling, oggi capitano del Leeds in Premier League. Il 6-2 complessivo rifilato al Liverpool, che schierava Daniel Ayala, Tom Ince, Dean Bouzanis e Alexander Kačaniklić , ha acceso i riflettori su quel gruppo di giocatori e ha permesso loro di costruirsi una carriera, perché spesso a fare la differenza non è tanto il talento di un giocatore in sé ma un’opportunità e, di riflesso, la capacità di quel giocatore di afferrarla.

Sospetto che Jack Wilshere fosse così galvanizzato dalla vittoria proprio perché i suoi ragazzi, grazie alla qualificazione strappata all’ultimo istante del secondo tempo supplementare, godranno di particolari attenzioni e saranno seguiti da molto vicino, sia dai piani alti dell’Arsenal che da altri club, che potrebbero essere tentati dall’offrire loro quell’opportunità di cui ho parlato in precedenza. È importante infatti ricordare che pochi, pochissimi di coloro i quali hanno issato l’Arsenal U18 in finale di FA Youth Cup troveranno spazio in prima squadra, in primis perché il salto è sempre molto complicato e poi perché la prima squadra dell’Arsenal, in questo momento, è molto giovane.

Se facciamo un parallelo tra la squadra che ha vinto la FA Youth Cup nel 2009, solo Jack Wilshere e Francis Coquelin hanno fatto un’ottima carriera all’Arsenal, mentre tutti gli altri si sono persi per strada o hanno dovuto prendere strade diverse.
L’esempio più lampante è Jay-Emmanuel Thomas, che all’epoca era il capitano della squadra e il talento più abbagliante, assieme al giovanissimo Jack Wilshere. Centrocampista o attaccante dal fisico possente, capace di giocare sia sull’esterno che centralmente, dotato di un sinistro eccezionale e di qualità tecniche degne di nota, pareva scontato che JET finisse nel giro della prima squadra ed invece lo abbiamo visto per un’oretta in un brutto 1-3 a casa dello Stoke nel 2010, in FA Cup, e per 9′ a Stamford Bridge, in Premier League, nello stesso anno.

Il gol clamoroso di Jay-Emmanuel Thomas contro i pari età dell’Everton.

Quanti JET ci saranno, nel gruppo che andrà a giocarsi la FA Youth Cup, il prossimo 29 aprile?

A guardare questi giocatori, nel proprio contesto, pare impossibile che Ethan Nwaneri, Amario Cozier-Duberry, Reuell Walters, Lino Sousa, Myles Lewis-Skelly o Michal Rosiak falliscano il grande salto, o che Omari Benjamin, Bradley Ibrahim e Noah Cooper si perdano per strada, eppure sarà così. Inevitabilmente, qualcuno di loro farà un’onesta carriera nei campionati minori inglesi, qualcun’altro deciderà di tentare l’avventura all’estero, cambiando un paese dopo l’altro, e solo due, tre di loro arriveranno al vertice, che sia con la maglia dell’Arsenal o di un altro club.

Quando ho avuto l’occasione d’intervistare Daniel Ballard, uno di quelli che ce l’ha fatta, pur lontano dall’Emirates Stadium, molte delle mie domande orbitavano attorno alla crescita umana e calcistica di ragazzini, perché quelli sono, ai quali vengono chiesti sacrifici enormi e ai quali vengono addossate responsabilità inadatte alla loro età. Ogni scelta, ogni decisione possono fare tutta la differenza tra una carriera di successo e un sogno infranto.

Immaginate di dover prendere delle decisioni del genere a 14, 15 o 16 anni.immaginate di essere davanti al vostro agente e alla vostra famiglia, e che vi dicano:

“Le opzioni sono queste: rinnovi per un anno e vai in prestito al de Graafschap, in Olanda, da solo; rinnovi per un anno e resti con la squadra attuale oppure non rinnovi e puoi andare al Morecambe, al Leyton Orient, al Wigan o al Forest Green. Il Morecambe deve salvarsi ma come club è stabile, il Leyton Orient è tranquillo ma il manager è uno che rischia poco con i giovani, il Wigan è un club molto conosciuto ma in crisi societaria e al Forest Green sei titolare fisso ma perdi ogni weekend e retrocedi sicuramente. Decidi in fretta perché non abbiamo tempo.”

Tutto questo, a quell’età, non è normale e in tanti pagano lo scotto di un consiglio sbagliato, di una scelta sfortunata o semplicemente di una buona dose di sfiga, sotto forma d’infortunio grave, cambio di manager e quindi stravolgimento delle priorità o prestazione sbagliata nel momento sbagliato.

Questa riflessione dovrebbe aiutarci ad apprezzare quello che stanno facendo Bukayo Saka, Emile Smith Rowe e Eddie Nketiah perché non è per niente banale arrivare dove sono arrivati loro, e dovrebbe inoltre mettere in risalto l’ottimo lavoro di Per Mertesacker e la sua squadra, che hanno messo in piedi una struttura di altissimo livello dedicata allo sviluppo umano e calcistico di tutti i giovanissimi talenti del vivaio dell’Arsenal. Durante l’intervista, Daniel Ballard ha sottolineato come si fosse sentito solo tra un prestito e l’altro e quanto avrebbe apprezzato una maggiore comunicazione da parte dell’Arsenal, mentre oggi ci sono persone, all’interno del club, dedicate proprio al seguito e al supporto dei giovani, sia quelli che restano che quelli che vanno ad acquisire esperienza in prestito.

In conclusione, credo che la più grande soddisfazione per Jack Wilshere ieri sera non fosse la qualificazione in sé, così come non sarà il trofeo in caso di vittoria in finale, ma l’aver visto i propri giocatori lottare, prendersi le proprie responsabilità e non arrendersi mai – tutti elementi di cui avranno un gran bisogno se vorranno fare carriera. Jack Wilshere sarà un allenatore di successo se i suoi ragazzi diventeranno dei professionisti e si toglieranno le proprie soddisfazioni in campo, più che per le partite che vincerà.

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