Il Punto della Paura

Un punto ad Anfield non si butta, nemmeno quando sei due a zero dopo mezz’ora.
Capisco l’amarezza, capisco la delusione ma è importante non perdere di vista la situazione globale.

Il Liverpool non perde in casa contro una top dal 2016 (!) e quest’anno ha perso in una sola occasione, contro il Leeds. Il Manchester United è tornato a Old Trafford con sette gol sul groppone, il Manchester City si è arreso a Salah, Il Newcastle ha subito la rimonta rabbiosa dei Reds e il Chelsea ha strappato lo 0-0 grazie ai miracoli di Kepa. Quindi un punto ad Anfield si prende e si porta a casa, anche quando Gabriel Martinelli e Gabriel Jesus sembravano avere messo la partita in ghiaccio. Se ad inizio stagione vi avessero offerto di uscire da Anfield con un punto, probabilmente avreste firmato anche voi.

A tutti quelli che dicono che abbiamo consegnato il titolo al Manchester City, e mi riferisco ai Danny Murphy di questo mondo, vorrei dire due cose: 1) fate una ripassatina veloce dell’aritmetica e 2) siamo a più sei sugli uomini di Pep Guardiola, che hanno una partita da recuperare. Anche se dovessimo perdere lo scontro diretto all’Etihad Stadium, andremmo a pari punti e a quel punto sarebbe la differenza reti a decidere il titolo.
Siamo in una situazione clamorosamente favorevole, a otto turni dalla fine, e abbiamo tutte le carte in mano: difficile chiedere di meglio per questo sprint finale. Non sarà per niente semplice ma, fino a prova del contrario, sono loro a doverle vincere tutte, a non potersi permettere il minimo passo falso.

Mi ritrovo a ripetere cose già scritte qui e cosa già dette nel Podcast ma non credo all’infallibilità di questo Manchester City, che deve giocare i quarti di Champions League contro il Bayern Monaco, una semifinale di FA Cup e nove turni di Premier League. Per ora, i Citizens hanno 12 partite a calendario nei prossimi 48 giorni, alle quali si aggiungeranno una finale di FA Cup e potenzialmente le semifinali di Champions League, portando il totale a 15.
Il Manchester City avrà anche una rosa super competitiva ma dovrà affrontare una sfida ogni tre giorni, da qui alla fine della stagione – e che sfide; Bayern Monaco (due volte), Arsenal, Chelsea, Brighton e una tra Real Madrid, Inter, Chelsea, Napoli, Milan o Benfica.

Non ho ancora capito perché il calendario del Manchester City sia considerato così più agevole del nostro, considerando che la metà delle partite che rimangono le giochiamo contro le stesse avversarie: West Ham, Brighton, Chelsea e ovviamente lo scontro diretto. L’unica grossa differenza resta la nostra trasferta a casa del Newcastle, tuttavia la loro trasferta a Brighton potrebbe non essere così agevole quanto sembri. Per assurdo, la nostra sfida interna contro la squadra di De Zerbi viene considerata più rischiosa della loro trasferta all’AMEX Stadium, il che sembra alimentare una narrativa ben specifica, che vede l’ineluttabile Manchester City divorarsi il piccolo e giovane Arsenal.

Sarà. Io dico di lasciare che a parlare sia il campo e vedremo.

Se questo punto ad Anfield sarà decisivo, lo sapremo quando avremo affrontato West Ham e Southampton, i due avversari che ci separano dallo scontro diretto dell’Etihad Stadium: abbiamo infatti la possibilità di arrivare alla partita di Manchester con ben 12 punti di vantaggio in classifica – pur con tre partite in più – il che metterebbe Guardiola e i suoi con le spalle al muro e di fronte all’obbligo di vincere, imposto dalla matematica.
Per regalarci questa possibilità, tuttavia, dovremo dimostrare una certa dose di coraggio nell’affrontare due squadre alla disperata ricerca di punti salvezza e non farci travolgere dalle emozioni – quel coraggio che è mancato a Mikel Arteta, ad Anfield.

Per vincere il titolo, la squadra dovrà continuare ad essere sé stessa e non quella spaventata e rinunciataria vista dal gol di Salah in poi e soprattutto non dev’essere quella che toglie Martin Ødegaard e Gabriel Jesus per mettere Jakub Kiwior e Leandro Trossard, perché il messaggio mandato dal manager è profondamente sbagliato – per due motivi: il principale è che questa squadra difende molto meglio in avanti che all’indietro e il secondo è che questa squadra difende tremendamente bene con il pallone e non altrettanto bene senza. I cambi di Mikel Arteta sono stati dettati dalla paura più che dal raziocinio e, coincidenza, non hanno funzionato.

Buttare in campo Jakub Kiwior, uno che fino a due mesi giocava davanti a 10’000 persone, ad Anfield mentre il Liverpool sta spingendo al massimo alla ricerca del pareggio è stato un errore grossolano e si è visto immediatamente, col polacco in ritardo sul primo contrasto e Nuñez che va a tu per tu con Aaron Ramsdale. Inoltre, mettere Jakub Kiwior ma ritardare l’ingresso di Kieran Tierney al posto di Oleksandr Zinchenko è concettualmente illogico, perché quando si decide di fare le barricate, bisogna almeno provare a farle bene. Lo scozzese ha qualità difensive infinitamente superiori rispetto all’ucraino e raramente perde i propri duelli, quindi con ogni probabilità non si sarebbe fatto saltare da Alexander-Arnold in maniera così derisoria.

Più che il pareggio in sé, a rendere amaro il pomeriggio di Anfield è stato l’atteggiamento di Mikel Arteta e i cambi effettuati; sospetto che, se davvero la nostra stagione dovesse deragliare nelle ultime otto partite, non sarà perché abbiamo lasciato due punti ad Anfield ma perché abbiamo perso il nostro coraggio e le nostre ambizioni.
Nel motociclismo lo chiamano braccetto, ovvero la scelta inconsapevole di ridurre la pressione sull’acceleratore, non vorrei dover trovare un sinonimo calcistico per raccontare le ultime partite di questa grande squadra.

Domenica si torna in campo a casa del West Ham, squadra che probabilmente si salverà più per demeriti altrui che per meriti propri e il cui rendimento interno rasenta l’impresentabilità (2v, 3n e 9p), quindi andiamo ad affrontarli con il coraggio e la sfrontatezza che ci hanno permesso di sbancare altri stadi potenzialmente pericolosi come il Molineux, Craven Cottage o il Vitality Stadium di Bournemouth.

Andiamoci da Arsenal e ci divertiremo, lasciando tutte le angosce e le pressioni al Manchester City,

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