Prestazione e risultato maiuscoli a St. James’ Park, ieri. Che Arsenal!
Il pensiero immediatamente successivo alla goduria per la vittoria, ahimé, è il rimpianto.

Come sarebbe la classifica, ora, se non avessimo lasciato per strada ben sei punti contro Liverpool, West Ham e Southampton? La risposta semplice è che saremmo a +5 sul Manchester City, con una partita in più, quella giusta invece è che non lo sapremo mai. Anziché disperarvi per quel che sarebbe potuto essere, vi consiglio di andarvi a rivedere la partita e apprezzare la tenuta fisica e mentale di una squadra che si trovava nelle condizioni ideali per farsi spazzare via dal Newcastle di Howe.

Con un solo risultato a disposizione e le ferite della pesante sconfitta della scorsa stagione, quella che di fatto ci ha sbarrato la strada verso la Champions League, ancora relativamente fresche, l’Arsenal avrebbe potuto farsi travolgere dalla fisicità straripante dei padroni di casa, pronti ad infierire di nuovo dopo quanto successo quasi un anno fa, il 16 maggio 2022, ed invece i giocatori di Mikel Arteta hanno risposto colpo su colpo, contrasto su contrasto, spallata su spallata.
Ci è voluta un po’ di fortuna, perché il Newcastle ha iniziato forte e ha sfiorato il vantaggio nei primi minuti di gioco, ma Martin Ødegaard e compagni hanno saputo reggere l’onda d’urto e poi prendere man mano possesso del campo e del pallone, fino a costringere Pope ad una serie di parate di altissimo livello.

Contro un Newcastle deciso a giocare a mille all’ora, l’Arsenal ha accettato di buon grado la sfida dei padroni di casa e ha saputo far sentire i tacchetti quando necessario, rifiutando di farsi mettere sotto dalla veemenza dei vari Bruno, Schär, Joelinton e Burn – la cui aggressività è stata tollerata oltremisura dal direttore di gara. In certi frangenti, il pressing del Newcastle ha preso le sembianze di una caccia all’uomo, eppure ogni volta i nostri giocatori si sono rialzati e hanno ripreso a giocare senza battere ciglio.
Come ha detto Martin Ødegaard nel post-partita, questo gruppo di giocatori a Newcastle-upon-Tyne ha compiuto un altro salto di qualità perché ha saputo adattarsi ad un’atmosfera ostile e ad un avversario che ha puntato forte sull’agonismo, forse convinto che i nostri si sarebbero piegati allo strapotere dei padroni di casa.

Ed invece il giovane, ingenuo Arsenal ha risposto alla grande e ha meritato una vittoria pesantissima – per la classifica e per il morale.

Quella di St. James’ Park sarebbe dovuta essere la condanna definitiva, la partita che avrebbe dovuto consegnare il titolo al Manchester City, ed invece è diventata la vittoria che lascia tutto aperto in chiave titolo e che amplia ulteriormente il divario tra le prime due e il resto delle compagini impegnate e rincorrere un posto in Europa. All’uscita del campo, l’Arsenal si conferma sola rivale per il Manchester City degli alieni, mentre il Newcastle è ancora un gradino indietro, pur in forte ascesa.

È naturale pensare a quei tre pareggi consecutivi e rimuginare sulle occasioni buttate al vento ma, se devo essere onesto, sarebbe ingiusto nei confronti di questi giocatori e del campionato che hanno fatto: mancano tre partite alla fine, ci sono nove punti da conquistare per finire in bellezza e pensare al prossimo gradino da scalare, pensare al tanto sospirato ritorno in Champions League e vedere cosa farà il club per consolidare lo status acquisito durante questa folle stagione.

Mentirei se scrivessi che non ho rimpianti per com’è andata contro Liverpool, West Ham e Southampton, però riflettendo a mente fredda prevalgono l’orgoglio e soprattutto la speranza che succeda l’imponderabile. Come ho scritto su Twitter dopo la partita contro il Manchester City, esiste un universo parallelo dove la Premier League torna nel nord di Londra.

Il portale per quell’universo parallelo, ad oggi, non è ancora chiuso.