La corsa per il titolo è finita davvero, questa volta. Le speranze tecnicamente ci sono ancora ma il City vincerà.
Guardiola e i suoi vinceranno il quinto titolo negli ultimi sei anni, che fantasia.
Lo zero a tre rimediato dal Brighton di De Zerbi è un risultato bugiardo e troppo severo, perché nel primo tempo abbiamo sprecato un paio di buone occasioni e abbiamo concesso gol troppo semplici, figli di giocate distratte come il passaggio sbagliato di Leandro Trossard o inspiegabili come il collasso di Jakob Kiwior in area di rigore.
Non appena il pallone colpito da Enciso ha superato la linea, l’atmosfera è cambiata radicalmente e sembrava quasi che la squadra non attendesse che il colpo di grazia.
È un vero peccato che un campionato così entusiasmante venga deciso da una prestazione così negativa, da un risultato così brutto, perché questa squadra meritava di giocarsela fino all’ultimo e di costringere il Manchester City a sudarsi questo titolo. La stanchezza, le assenze e la pressione alla fine hanno presentato il conto e il Brighton ha danzato sui nostri cadaveri senza alcuna pietà, come successo durante la prima stagione di Unai Emery sulla nostra panchina.
Mi perdonerete se non faccio troppi complimenti al Manchester City per l’ennesima vittoria o per l’aver trasformato la Premier League in una corsa ad arrivare secondi (in maniera forse illecita), perché c0è molto poco di sportivo o poetico nel vincere in quel modo, con quei mezzi. Sarà gelosia, sarà invidia, sarà che rosico eccessivamente ma fatico a tendere la mano ad un club del genere, a prescindere dagli ovvi meriti di Guardiola e dei suoi giocatori.
Sono cresciuto con la romantica e sbagliatissima idea che alla fine i buoni vincono sempre, quindi mi sono aggrappato disperatamente all’idea che il giovane Arsenal, guidato dall’ex capitano e trascinato da un giocatore cresciuto nel vivaio, facesse lo sgambetto al grande, grosso e arrogante Manchester City, ed invece il campionato finirà esattamente come doveva finire. Abbiamo avuto l’opportunità di ammazzare il gigante ma abbiamo mancato l’obiettivo e siamo stati puniti, eppure parlare di fallimento come stanno facendo in tanti è davvero ingiusto.

Resta molto amaro in bocca per i pareggi contro Liverpool e soprattutto West Ham e Southampton ma la retorica dell’Arsenal che se la fa nei pantaloni quando la pressione sale è assolutamente infondata e molto pretestuosa: questo Manchester City è arrivato all’undicesima vittoria di fila in campionato e si avvia ad allungare la striscia a tredici, numeri che non hanno nulla di normale né in Inghilterra, né altrove. Un calo da parte nostra c’è stato ed era anche prevedibile, il “problema” è che questo calo non sembra mai colpire il Manchester City e ciò rende vano ogni tentativo di finire davanti ai cannibali di Guardiola.
L’unica volta che il Liverpool è riuscito a rompere l’egemonia guardiolana è stato nel 2019 ma più dei 99 punti della squadra di Klopp impressionano gli appena 81 del Manchester City, il secondo peggior risultato di Guardiola in Premier League dopo l’annata di esordio, chiusa con 76 punti.
Senza voler nulla togliere all’impresa di quel Liverpool, siamo in uno scenario nel quale è il Manchester City a perdere il campionato e non le rivali a vincerlo, il che è piuttosto deludente da un punto di vista puramente sportivo.
Ecco perché non è stato l’Arsenal a buttar via il campionato, perché in qualsiasi altro campionato europeo saremmo comodamente in testa oppure molto vicini alla vetta: in Spagna il Barcellona ha vinto con 85 punti, contro i 71 del Real Madrid; in Italia il Napoli ha stravinto con 83 punti e un +14 sulla prima inseguitrice; in Francia il PSG ne ha accumulati 81 e si trova ad una sola vittoria dal titolo e in Germania Bayern Monaco e Borussia sono rispettivamente a 68 e 67 due turni dalla fine.
In Premier League non bastano nemmeno 90 punti per portare a casa il titolo.
Nella peggiore delle ipotesi, che reputo improbabile nonostante il risultato di ieri, chiuderemo con 81 punti – il nostro miglior risultato dal 2008, quando chiudemmo terzi con 83 punti dietro Chelsea (85) e Manchester United (87) – ma più probabilmente prenderemo (almeno) altri quattro punti nelle prossime due partite, arrivando tra 85 e 87 punti. Ciò significa, grossomodo, fare in media oltre 2 punti a partita su 38 partite disputate.
OLTRE DUE PUNTI A PARTITA, DI MEDIA, SU TRENTOTTO PARTITE.
Sono numeri che danno le vertigini e che, incidentalmente, fanno girare le scatole perché non ti lasciano nulla in mano ma restano numeri allucinanti e obbiettivamente incredibili per una squadra che l’anno scorso ha chiuso quinta a 69 punti. Dopo la sconfitta dell’Etihad Stadium invocavo un universo parallelo nel quale il City sarebbe rimasto senza trofei, ma ho capito che l’universo parallelo esiste già ed è quello in cui si gioca la Premier League attuale.
Si riparte l’anno prossimo, con una squadra ancora più competitiva e la voglia di rivalsa di chi ha sfiorato il titolo e l’ha visto volare via. Si riparte l’anno prossimo con un manager più esperto, che avrà fatto tesoro di alcuni lezioni prese da colleghi più o meno prestigiosi. Si riparte l’anno prossimo con la convinzione che questo Arsenal ha dei mezzi importanti e può non essere un fuoco di paglia ma la squadra destinata a lottare su ogni traguardo per i prossimi cinque anni.
Game Over. Per ora.
(PS: e se il Manchester City dovesse venir condannato per tutte le accuse mosse dalla Premier League?)
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