Tutto quel che resta dopo lo 0-3 contro il Brighton è la desolazione.
Poca voglia di parlarne, ancor meno di guardare di nuovo la partita. La stagione è finita lì, in sostanza.
Peccato perché, come già accennato ieri, questa squadra e questa stagione meritavano un epilogo ben diverso ma tant’è. Abbiamo lasciato punti pesantissimi su campi da quali saremmo dovuti uscire con l’intera posta in palio e per questo siamo stati puniti: abbiamo fatto solo due punti contro il Southampton, tre contro l’Everton, quattro contro il West Ham ed ecco perché non alzeremo il trofeo, tra due settimane.
In un mondo normale, questi tentennamenti non avrebbero fatto la differenza perché tutto sommato fisiologici, tuttavia quando il tuo avversario è il Manchester City, ogni mezzo passo falso diventa un errore fatale. Pazienza. Come detto, il sentimento dominante, per quanto mi riguarda, è la desolazione. Per Mikel Arteta, invece, il sentimento predominante sembra essere la rabbia: il manager spagnolo, subito dopo la partita con il Brighton, ha usato parole e toni molto vicini a quelli che abbiamo sentito dopo lo 0-2 contro il Newcastle, la stagione passata.
“Abbiamo lavorato duro per trovarci nella posizione in cui eravamo oggi (prima della partita contro il Brighton) ed eravamo di fronte ad un momento decisivo per continuare a sperare e continuare a rincorre quel sogno. Quando arrivano questi momenti, non si può fare quel che abbiamo fatto noi nel secondo tempo. Quando succede, significa che ci sono tante cosa da analizzare e tante cose a cui pensare perché semplicemente non può accadere”
Se non è un j’accuse nei confronti della squadra, poco ci manca. È molto raro vedere Mikel Arteta prendersela pubblicamente con i propri giocatori – seppur velatamente – quindi la frustrazione dev’essere tanta. Se prendiamo queste parole e le accostiamo a quelle utilizzate dal manager durante la conferenza stampa pre-partita, ecco che otteniamo un’anteprima di quella che potrebbe essere un’estate di grandi cambiamenti in casa Arsenal.
“Siamo ancora molto lontani (dal livello al quale dovremmo essere). Possiamo migliorare sotto tanti aspetti. I margini sono ancora molto grandi. Possiamo migliorare nella costruzione, nelle situazioni di uno contro uno, nell’attaccare nello spazio, nel difendere bassi, nelle situazioni da palla inattiva – abbiamo ampi margini di miglioramento nella gestione delle partite…possiamo essere molto più spietati nel chiudere le partite.
Non c’è un singolo giocatore che abbia già raggiunto il proprio livello migliore. Non uno.”
Quindi, ricapitolando: i giocatori se la sono fatta sotto nel momento più importante; ci sono tantissimi aspetti sui quali si può migliorare; nessuno dei giocatori è arrivato al proprio massimo splendore. Tradotto, secondo me il manager ha voluto dire quanto segue: siete giocatori senza carattere; come squadra non possiamo sederci sugli allori; se qualcuno pensa di essere il migliore, la porta è da quella parte.
In tanti hanno fatto il parallelo tra Mikel Arteta e George Graham – e devo dire che calza: GG aveva fatto fuori nomi illustri e promosso quei giovani che sarebbero poi diventati i cardini di una squadra incredibile, Mikel Arteta ha tagliato qualche primadonna e puntato sulla freschezza di Bukayo Saka, William Saliba e Gabriel Martinelli. La differenza, però, la farà l’estate prossima: Mikel Arteta finora ha dato il benservito a giocatori palesemente estranei al progetto e incompatibili con i suoi principi, mentre ora dovrà separarsi da giocatori perfettamente integrati nella squadra e nel club ma semplicemente non più all’altezza delle ambizioni del tecnico.
Un conto è separarsi da Pierre-Emerick Aubameyang, Sokratis o Shkodran Mustafi, un’altra è farlo da Kieran Tierney, Emile Smith Rowe o Granit Xhaka – giusto per fare qualche nome.
Il manager sembra aver chiaro in testa che a questa squadra servono rinforzi di qualità e ho pochi dubbi circa la volontà di Edu e dei Kroenke di sostenere Mikel Arteta nella sua rincorsa ai trofei più importanti, quindi mi aspetto un’estate bella movimentata sia in entrata che in uscita. Mi aspetto inoltre che arrivino giocatori in grado di cambiare volto alla squadra, come successo quasi un anno fa con gli acquisti di Oleksandr Zinchenko e Gabriel Jesus dal Manchester City.
Manca un centrocampista capace di combinare le due fasi con qualità e costanza, un terzino mancino che sappia invertire a centrocampo, un esterno destro d’attacco e un centrale di difesa supplementare, in modo da completare il reparto con William Saliba, Gabriel e Jakub Kiwior. Volendo, servirebbero pure un attaccante e un terzino destro ma per quello abbiamo ancora un certo margine.
Gli innesti di cui sopra metterebbero in bilico le posizioni di Kieran Tierney, Rob Holding, Thomas Partey, Granit Xhaka, Emile Smith Rowe, Reiss Nelson e del giovane Marquinhos, alcuni dei quali saranno sicuramente ceduti – se non altro per fare cassa. Il problema infatti, oltre che numerico in termini di giocatori a disposizione, è anche economico perché i pezzi pregiati del mercato hanno un costo molto elevato, ovviamente.
Con un po’ di fortuna e tanta buona volontà, tra un anno riguarderemo alla partita interna contro il Brighton come ad uno spartiacque tra l’Arsenal volenteroso ma inadeguato a quello capace d’issarsi in cima alla classifica.
…e restarci.